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capo quinto 375

Di S. Teodorico o Teodoro si facea dipinger l’imagine entro a tabernacoli nella campagna perchè mantenesse tempo propizio ed abbondanti raccolte; sul fine di settembre d’ogni anno si distribuiva ai poveri grano, vino e ceci in onor del santo, e questo si chiamava daya di S. Teodoro.2

Nel 1450 e 1451, la città travagliata dalla pe­ stilenza, ordinava si fabbricasse una cappella a S. Sebastiano, si celebrassero le feste di S. Valerico abate e di S. Bernardino. Nel 1453 eransi nel sacco della terra d’Exilles rubati anche i vasi sacri, col­l’ostia consacrata; aveali il sacrilego rapitore avvolti in un fardello, e caricatolo sur un mulo, s’era posto in viaggio verso la Lombardia. Pervenuto a Torino, in sul mercato del grano, innanzi a S. Sil­vestro, il mulo s’abbattè duramente, si slegò il far­dello, e, secondochè narra l’antica tradizione, l’ostia sacrosanta s’alzò per l’aria, sfolgoreggiando, e vi ri­mase finché, giunto sul luogo il pio vescovo Ludo­ vico di Romagnano, scese nell’aureo calice che questi tenea fra le mani. Riposta in. un tabernacolo nel duomo, fu segno a culto speciale. Per memoria del fausto avvenimento, il comune ordinava nel 1510 la costruzione di una cappella nel luogo stesso in cui quel celeste tesoro erasi rivelato al popolo; e ad un tempo siccome la peste imperversava, si co­ mandò che tutte le porte della città fossero segnate col nome tutelare di Gesù.