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374 libro quinto

compagnia festiva, che aveva il suo abbà o capo, ed era sussidiata dal comune. Fuvvi ancora una compagnia del tiro (società dell’archibugio) ed un re degli archibugieri. Ma di ciò basti.

Della badia di S. Solutore e degli antichi onori di quella basilica, abbiam già toccato. L’imagine della Vergine Santa della Consolata, che col tenero nome di madre, col pio nome di Consolatrice è da tanti secoli depositaria de’ nostri dolori, ministra di celestiali conforti, dicesi che fosse proposta da S. Mas­simo alla venerazione de’ fedeli; che, ruinata poi dalle guerre la cappella in cui si custodiva presso Sant’Andrea, un cieco dimorante in Brianzone, fosse per not­turna visione esortato a farne ricerca; e che, fattosi condurre a Torino, ritrovasse ad un punto e l’imagine miracolosa e la vista corporale che avea smarrita.

Queste pie tradizioni si narrano della Vergine della Consolata, la quale è certissimo che sul finire del secolo xm era venuta in molta fama, e che nel secolo seguente era segno a divoti pellegrinaggi di principesse e di dame.

Due grandi lampade ardevano dì e notte innanzi alla santa imagine. Voti di cera e d’argento copri­vano le pareti della cappella. Nella peste del 1420 la città ordinava una processione generale con una messa alla cappella di Sta Maria di Consolazione. Nel 1448 ricorreva allo stesso rimedio, onde vedere dopo le ostinatissime pioggie un nuovo sorriso di cielo.