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capo quinto 373

danzava e gozzovigliava. Faccasi la baldoria che chiamavano de’ vignolanti (tripudium), regolata da un capo che chiamavasi il re tamburlando, e sovente facevasi una corsa di cavalli fuor della porta Mar­morea, verso S. Sebastiano, e così poco lontano dall’odierno campo di Marte.

Nel 1465, dodici cavalli furono ammessi a correre, otto di nobili, fra i quali un Malabaila, un Roero, un Borgaro; quattro di cittadini, fra i quali Antonio di Firenze, che fin dal 1456 leggea chirurgia nel­l’università di Torino.

I fantini non poteano portar frusta o verghe con cui battere il cavallo. Il primo premio era un pallio di velluto perso lungo dodici braccia; il secondo un berretto molto bello di fino scarlatto; il terzo una bella spada.1

Ancora erano inolio in uso una o due volte all’anno quei sacri spettacoli che si chiamavano propriamente misterii. Al S. Giovanni del 1468 v’ebbe corsa al pallio, e recita del martirio di S. Vittore.

A’ 24 di giugno del 1489, nacque nel castello di Torino Carlo Giovanni Amedeo, principe di Pie­monte, figliuolo di Carlo i e di Bianca di Monfer­rato. Il comune fe’ gittar per due sere fuochi artifi­ciati, e per quattro sere accese falò sulla torre del comune e in altri luoghi eminenti. Con tali di­mostrazioni significavasi la pubblica allegrezza; e ad agevolarne le dimostrazioni era ordinata una