Pagina:Storia di torino v1 cibrario 1846.djvu/38

30 libro primo

loro il passo, e sia che le varcassero per l’Argen­tiera, pel Monviso o pel Monginevra, la qual ultima opinione mi par più probabile, occuparono il paese de’ Tavrini, si spinsero innanzi tra gli altri Liguri, e più in là contra gli Etruschi, li sconfissero e quie­tarono nella pianura insubre tra il Ticino e l’Adda, dove col tempo fondaron Milano.

Gustate una volta le delizie d’Italia, tracannato il primo calice di vino, bevanda che ad essi era compiutamente ignota, la loro gola e la loro rapacità non conobber misura. Altri barbari sopraggiunsero all’odore di quelle arcane voluttà, i Galli Cenomani condotti da Elitovio che si fermarono sulle sponde dell’Adige, i Salluvii che si stanziarono lungo il Ticino ne’ luoghi prima posseduti dai Levi Liguri; i Boi ed i Lingoni che, valicate le alpi Pennine, pre­sero stanza in quel tratto di paese ove poi sorsero Parma, Piacenza e Bologna, ed occuparono tutto il tratto susseguente fino al fiume Utente, cacciando gli Etruschi o Toscani e parte ancora degli Umbri. Finalmente i Senoni si posarono sulle spiagge del­l’Adriatico tra l’Utente e l’Esi. Così nello spazio di dugent’anni mezza la Gallia si versò nell’Italia. La civiltà non solo s’arretrò, ma s’andò via via dileguando ne’ paesi in cui s’accamparono i barbari: perchè seb­bene sia immensa la sua forza, ostinata la sua vi­talità, tuttavia dura fatica ad allignar negli animi che non hanno alcun elemento civile; la cui stessa