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368 libro quinto

Marmorea e porta Nuova) senza niun gioco di fortuna (sine aliquo ludo). L’esercito procedeva con questo ordine. Alla testa era il gonfalone di S. Giovanni Battista e quello del quartiere o de’ quartieri che an­davano in oste. Intorno ad essi quattro savi, spezie di commissari, coll’autorità di far precetti e d’impor pene. V’erano ai fianchi e di dietro quattro guardacampi deputati ad impedire le diserzioni e le fughe. Poi ogni dieci, ogni venticinque ed ogni cinquanta soldati aveano un capo.

L’esercito si componeva di milizie e di clienti. Le prime corrispondevano alle cavallate dei Fiorentini, ed erano ciascuna di due uomini a cavallo, cioè di un cavallo e di un ronzino; col quale ultimo nome dee intendersi non altro che un cavallo di piccola taglia. Le milizie erano armate di tutto punto. I clienti erano fanti che ne’ tempi antichi non porta­vano che lancia o spada, scudo e cervelliera; ma che più tardi usarono anche coprirsi il busto con un pettorale. Andava coll’esercito la salmeria ne­cessaria. Quando era in marcia l’oste generale dei cittadini, i tribunali eran chiusi. Tutti gli affari necessariamente sospesi, non rimanendo che vecchi, donne e fanciulli.

Non trovo che il carroccio sia mai stato in uso a Torino.

Nel secolo xiv cominciò ad increscere general­mente ai comuni quel doversi togliere all’uffizio,