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346 | libro quinto |
che possedeva al momento in cui fece la donazione e pigliò l’abito, non quelli che posteriormente per qualsivoglia modo gli sarebbero pervenuti.
Del rimanente i cherici ed i religiosi erano tenuti di pagar la taglia per tutti i beni posseduti che non fossero veri beni di chiesa.
Soprattutto eran tenuti di concorrere in tutto ciò che riguardava la difension della patria, e così alle fortificazioni ed alla guardia della città. Nel 1257 per finir la guerra che ardeva tra Chieri e Torino, quest’ultimo comune aveva imposto sessanta soldi imperiali alla badia di Rivalta pe’ beni annessi alla chiesa di S. Secondo tra la Dora e la Stura. Que’ canonici ricusarono il pagamento; onde Guglielmo Favet podestà, avutane facoltà dal maggior consiglio, obbligò Ardizzone Silo a comprar tanti beni di S. Secondo fino alla stima di sessantatrè soldi, con riserva del riscatto per un anno a favor della badia di Rivalta. I tre soldi erano aggiunti per mercede della stipulazione di quell’istromento di compra forzata.1
Molle volte nelle frequenti riforme del registro v’ebbero gravi contrasti fra il comune e il clero; talvolta quest’ultimo ricorse al grave rimedio delle censure; e i savi del consiglio gittarono alte querele super iniquitate, superbia et immoderata avaricia cleri.2 Se con ragione, l’ignoro. Lagrimevoli erano al certo queste dissensioni, che sceveravano