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344 libro quinto

padre, nulla potea chiedere dopo la morte di lui nè a’ fratelli, nè ai figliuoli de’ fratelli per la suc­cessione paterna e materna. La metà della dote della moglie, premorta senza prole dall’ultimo ma­trimonio, rimaneva in piena proprietà del marito ancorché la moglie avesse figliuoli d’un altro letto.

Il favore dell’agnazione era nell’indole del co­mune. Il comune era un risultamento di più associa­zioni riunite in una sola. L’associazione era l’ele­mento da cui avea avuto vita, l’elemento di cui campava, l’elemento ancora che lo turbava. La prima e più naturale e meno faziosa associazione era quella della famiglia a’ tempi in cui ogni cittadino era sol­dato, in cui niuno viveva ozioso, ma tutti, con di­versi uffizi, o magisteri, od arti, s’industriavano per procacciarsi onore ed averi: le famiglie le più nu­merose erano pertanto le più potenti. Tendeano esse a crescere e ad arricchire, e concentrar ne’ maschi della stessa agnazione ogni maniera di forze. Le fan­ciulle non facendo parte della famiglia, altro non si cercava se non che fossero maritate conveniente­ mente o monacate.

Inoltre lo statuto mirava ad impedire che i beni del territorio cadessero nelle mani di corpi o di persone che difficoltassero di pagarne taglia al co­mune, perchè allora l’aggravio dello scemato registro ricadrebbe sugli altri cittadini. Tali erano i religiosi ed i forestieri. Rispettando l’immunità ecclesiastica