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332 libro quinto

debitori che non pagavano, e obbligava i vicini più fa­ coltosi a comprarli, facea procedere a compra di grano e sperimento della panificazione, onde veder quanto costava, e determinar su quella base la tassa del pane.

Contro ai debitori che indugiavano il pagamento il consiglio deputava commissari alle esecuzioni al­cuni savi che si chiamavano raspi.

Infine il comune aveva al suo servigio quattro notai o segretari; due eleggevali il comune, due il vicario. Addì 14 di luglio del 1452 si fe’ nel consiglio una importante mutazione. L’autorità principale, che prima era ne’ chiavarii, si ridusse nella persona dei sindaci, ai quali venne commesso in perpetuo il peso del governo della repubblica della città di Torino, e la piena e libera amministrazione degli affari della stessa città.

Il modo di deliberare fu vario ne’ diversi tempi. Ora praticandosi di votare per fave, o per tavolette bianche e nere, ora per seduto e levalo. Nel 1360 si stabilì o si confermò, che le deliberazioni si vin­ cessero nella prima delle narrate maniere; fuorché quelle che risguardassero nomine di sindaci o d’ambasciadori, od interessi dei principe, ne’ quali casi si votasse per levarsi e sedersi. E con forti sanzioni si volle invariabile questo capitolo, evidentemente imposto dal principe, che desiderava conoscere i suoi parziali ed i suoi aversarii.

Si stabilì ancora che a niuno, fuor del vicario e