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capo primo | 329 |
che pronunziavano in termine di 40 giorni. Tutte le cause doveano ventilarsi e finirsi a Torino. Le seconde appellazioni, che in tempo dell’indipendenza andavano all’imperatore, definivansi sotto al dominio de’ principi di Savoia dalla loro curia, ma sempre al di qua da’ monti.
Capi della credenza maggiore, o sia del gran consiglio comunale, erano quattro chiavarii che si rimutavano di tre in tre mesi, e si sceglieano due di famiglie d’albergo e due del popolo. Chiamavansi sicuramente chiavarii dal custodir che faceano le chiavi delle arche del comune, riposte nella casa dei frati minori, sebbene nel secolo xiv le chiavi di tale archivio fossero in man del guardiano d’essi frali o del massaio. In esse anche serravansi i titoli più preziosi del comune, ed il libro rosso nel quale erano stati per giudiciale autorità trascritti. Nel refettorio de’ frati minori adunavansi ancora varie deputazioni di credendarii, o savi incaricali d’affari speciali, come i savi della guardia (custodie) ed i savi aventi balia sul registro. Talora conveniano eziandio in S. Gregorio. Gli uffici del comune pare che in tempi antichi, e qualche volta ancora nel secolo xiv, fossero tratti a sorte; ma d’ordinario i chiavarii eleggeansi dal vicario e dal giudice. Ogni tre mesi poi s’eleggeano dai chiavarii due sindaci, il che volea dire procuratori del comune incaricali di sostenerne gli interessi e di dettar le scritture occorrenti.