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capo primo 323

d’un credito contro di lui. Se comprava dovea pa­gare, non secondo la tassa, ma secondo il capriccio del venditore; se mandava un figlio a scuola, dovea accordarsi prima col maestro, e pagava assai più di quel che pagavano i figliuoli de’ Torinesi. Così era dappertutto. Ciascun comune era uno Stato che gi­rava uno o due o al più cinque o sei miglia. Tutti quelli che non erano scritti borghesi e non facean taglia in quella terra erano stranieri, vale a dire incapaci della maggior parte de’ diritti civili.

Perciò quelli stranieri che per causa di traffico vi prendean dimora, erano solleciti di farsi conce­dere, almeno a tempo, i privilegi di cittadino, onde non essere in mezzo al civil consorzio a guisa di leprosi.

Il comune di Torino era rappresentato da tre con­sigli. Uno stretto, chiamato credenza o consiglio privato che spediva gli affari occorrenti alla giornata;

Un consiglio grande, composto di sessanta savi;

Infine il consiglio generale de’ capi di casa, chia­mato conciane o parlamento, che si raunava sulla piazza avanti S. Gregorio (ora S. Rocco).

Il consiglio grande e il parlamento provvedeano agli affari di maggior riguardo.

I primi capi del comune furono, com’ è noto, i consoli, i quali eran tolti parte dalle famiglie nobili, chiamate d’albergo, parte dal popolo.

Nel 1200 fu surrogato definitivamente all’ufficio