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capo sesto 315

occasioni di battaglia in fuori, era assai rilassata; nè potendo i principi) sempre male agiati di danaro, provvedere in modo che le paghe corressero rego­larmente, erano costretti a tollerar disordini per non sollevar sedizioni.

I tre stati cismontani radunati in Torino in ottobre del 1539 rimostravano a monsignor d’Annebault, luogotenente generale in Italia, essere il paese stato costretto a dar le sue derrate per fornimento delle fortezze e piazze del re; non rimaner pane per tutto gennaio; e da ogni lato esservi divieto d’entrarne; morrebber di fame, sé il re non ne faceva condurre di Francia. Delle derrate cedute in’ servizio del re, non aver potuto ottener pagamento; essere stato il paese così calpestato ed angariato dagli Imperiali e dai Francesi, ed oppresso con tante contribuzioni d’olio, legne, candele e capisoldi, che non v’avea più danaro, nè animali, nè roba, e non rimanea altro di salvo che la vita. Essere le castellanie e gli uffizi, quasi tutti in mano di mercatanti e di capitani, i quali aveano la strana pretensione di voler essi medesimi personalmente amministrar la giustizia, cosa troppo aliena dal loro mestiere; lagnavansi an­cora gli stati di nuove gabelle imposte, d’abuso nel mercimonio che si faceva delle monete, di violazione de’suoi antichi privilegi, e d’altri mali. Alla maggior parte di tali domande monsignor d’Annebault rispose soavemente, facendo le migliori provvisioni che si poteano in quella necessità.