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310 libro quarto

usalo tutti i mali termini, gli sprezzi, le minute vio­lenze che il forte può usar impunemente contro al debole, mandò nel 1536 un esercito ad occuparne gli Stati, non senza avergli fatto intendere da un Solaro, sire di Moretta, che osò incaricarsi dell’ambasciata: si desse con tutta la famiglia nelle mani del re, ri­mettendosi al suo clemente arbitrio; il re gli assegne­rebbe ampio Stato in Francia, e gli perdonerebbe ogni passata rancura; questa sola via di salvezza rimanergli. Per tutta risposta il duca ordinò all’am­basciatore di ritirarsi, facendogli con severità com­prendere, che non faceva in quel momento opera di buon suddito, nè di buon vassallo.

Frattanto gli errori della pretesa riforma aveano invasa gran parte della Svizzera; la città di Ginevra ne fu agevolmente corrotta, e dopo d’essersi fatta dare la borghesia di Berna, si ribellò a Savoia e ne cacciò il vescovo (1535). Il duca avrebbe potuto riaverla facilmente, sol che avesse promesso di la­sciarle professare la religion riformata e di tener lontano il vescovo; ma non volle niuno di tali patti, onde fu irremissibilmente perduta.

Quando l’esercito francese s’approssimò, i Bernesi occuparono il paese di Vaud, i Vallesiani il Ciablese. Nel futuro saccheggio della monarchia di Savoia, non voleano que’ buoni antichi alleati rimanere spet­tatori colle mani vuote. I Francesi non trovarono quasi opposizione. Il tradimento aperse loro le porte