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capo quinto 303

anzi gli spiriti guerrieri, e l’indole risoluta di Carlo i, prometteano di ristorare le travagliatissime fortune di questo Stato, quando una morte immatura, attribuita dai contemporanei a veleno lento, lo colpì il 15 di marzo 1490.

Questo funestissimo caso ripiombò lo Stato nella confusione e nel disordine a Torino, e v’ebbero se­dizioni e tumulti. La sera della festa di S. Giovanni dell’anno medesimo essendosi sparsa la voce che nella casa di Tommaso di Gorzano, ove dimorava Ludovico, sire di Miolans, erano sostenuti tre cit­tadini che si voleano uccidere, il popolo minuto corse verso Porta Palazzo (ora strada delle Quattro Pietre), dov’era situata quella casa, ne arse la porta, uccise varie persone del seguito del sire di Miolans, guastò e saccheggiò gli arredi, respinse a furia di sassate il vicario ed i sindaci che cercavano di acquetar quel tumulto; nè miglior trattamento usò all’araldo mandalo da Francesco di Savoia, arcive­scovo d’Auch.

Trovossi allora di nuovo un bambino sul trono, sotto alla tutela della duchessa Bianca, sua madre, assistita dall’arcivescovo d’Auch già mentovato.

Questo gentil duchino, cui s’era dato per governa­tore fra Merlo di Piossasco cavaliere di Rodi, morì nel 1496. Gli succedette il prozio, quel Filippo, conte della Bressa, che, per brama di Stato, aveva intor­bidato i regni precedenti. Provetto guerriero, per