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292 | libro quarto |
Dopo la rinunzia Amedeo, rimasto primo cardinale vescovo colle insegne pontificie, e colle facoltà di legato a latere, visse ancora più d’un anno, del quale passò una parte in Piemonte, occupandosi in affari di religione e di stato, e morì a Ginevra il 7 di gennaio del 1451.
Ristringendo ora il nostro discorso ai successi Torinesi, diremo che, cinque giorni dopo la morte dell’ultimo principe d’Acaia, e così il 16 dicembre del 1418, Amedeo viii era in Torino, pigliava il titolo di conte di Piemonte, mentre al figliuol primogenito riservava con bizzarra anomalia quello di principe di Piemonte; e riceveva nella sala di paramento del castello il giuramento di fedeltà che un della Rovere e un Gorzano prestavangli a nome della città di Torino colle ginocchia piegate, e colle mani poste entro le mani del duca, secondo lo stile dell’omaggio ligio; co’ medesimi patti e capitoli con cui si faceva tale omaggio, si prestava tale ubbidienza ai principi d’Acaia.
Era capitano del Piemonte, o come ora si direbbe governatore generale, Arrigo di Colombier. Ed un consiglio che era insieme consiglio di Stato e corte di giustizia risedeva a Pinerolo, ma venne ben presto a Torino che già pigliava aspetto e dignità di vera capitale del Piemonte. Le prime cure del duca si volsero allo studio di Torino, e fin dall’agosto 1419 il Colombier spediva a Milano Francesco Tomatis,