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290 libro quarto

siccome era prescritto da antichi concilii. Fece esa­minare i loro libri, e quanti ne furon trovati con­tenere alcun vitupero della legge cristiana, tanti ne fece ardere. Aveva in animo di pellegrinare ai luo­ghi santi, ma gli affari di stato non glielo consen­tirono. Succeduto a principi che dell’antica caval­leria aveano tutti i pregi ed anche i difetti, ei non volle in ciò imitarli, e fu di costumi intemerati. Vedovo da più anni, avendo anche perduto il suo primogenito Amedeo, principe di belle speranze, egli ebbe vaghezza di ritirarsi dal mondo; ma an­che in ciò si scoperse l’indole sua nemica de’ par­titi estremi. Questo principe avea fondato sulle rive del lago temano poco lungi da Tonon, in un sito solitario, posto fra una selva e il lago chiamato Ri­paglia, un convento di canonici regolari di S. Ago­stino. Appresso a quello fece Costrurre sei magioni, l’una dall’altra appartata, per sei romiti; ed una settima più elevata e più nobile per sè. Scelse a compagni sei provetti cavalieri, sciolti come lui dal legame del matrimonio, e per isperienza di cose di stato, per armi, per ambasciate chiarissimi, e con essi sotto l’invocazione del glorioso martire S. Mau­rizio, si ritirò a far vita solitaria, in tonaca da ro­mito, con barba lunga e bastone, senz’altra distin­zione che una croce d’oro pendente dal collo. Chiamaronsi cavalieri di S. Maurizio. Il duca aveva abbandonato al figliuolo la spedizione delle minute