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280 | libro quarto |
suo cugino e suo signor sovrano. Prima causa ne fu l’essere stato Jacopo nella pace del 1349 privato della metà d’Ivrea, che avea sempre goduta prò indiviso col conte di Savoia, e che venne allora aggiudicata al marchese di Monferrato. Non avendone neppur ottenuta indennità, il principe si collegò coi Visconti nel 1356, e ritolse Ivrea al marchese, e nell’anno medesimo, valendosi d’un privilegio ottenuto da Carlo iv, impose nuove gabelle sulle merci che si portavano in Savoia o da Savoia, e con altre offese ferì l’autorità del suo naturai sovrano.
Dopo varii negoziati si venne all’armi. Jacopo contentandosi di star sulle difese, Amedeo vi occupò tutto il Piemonte, del quale il principe fu spogliato per sentenza come fellone. Tre anni rimase privo de’ suoi dominii, ma li riebbe pagando grosse somme a titolo d’indennità di guerra nel 1363.
Jacopo morì in maggio del 1367, e gli ultimi tempi della sua vita furono funestati dalla ribellione di Filippo suo primogenito, il quale, già designato fin dai teneri anni per successor del padre, anzi avendo in tal qualità già ricevuto gli omaggi de’ comuni e de’ baroni del Piemonte, vedea Margarita di Belgioco, sua madrigna e terza moglie di Jacopo, far ogni sforzo per escluderlo dal principato, e vedeva il padre ornai debole e vecchio paratissimo a condiscendervi. Se errore ed ingiustizia vi fu nella con dotta del padre, Filippo s’incaricò egli stesso di