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278 libro quarto

la vita supplizio, e alleviamento la morte. Questa condanna si pronunziava contra cinquantacinque principali cittadini; e i ministri del principe anda­vano a gara d’ottener dalla sua liberalità parte al­ meno delle suppellettili più preziose de’ giustiziati e de’ contumaci. Ma affrettiamoci a ridire che si ri­parò in parte a tanti mali colla pace del 6 settem­bre 1344, ordinata dal principe Giacomo, figliuolo e successor di Filippo, con cui molti de’ fuorusciti non solo ebbero facoltà di tornare e restituzione dei beni, ma furono e col principe e colle altre pria nemiche stirpi dei della Rovere, dei Beccuti e dei Borgesi riconciliati.

Primachè si cominciasse a versare il sangue dei congiurati, Filippo, principe d’Acaia, moriva a Pinerolo addì 25 di settembre di quell’anno medesimo, 1334, lasciando da Catterina di Vienna, sua seconda moglie, e sotto la tutela della medesima, un figliuolo chiamato Giacomo.

Nel 1357, Jacopo era già fuor di tutela e gover­nava da sè. La guerra col re Roberto e co’ suoi colleghi cessava per mediazione del conte Aimone di Savoia. Ma il giovane principe ottimamente conoscea che, in tanto urlo di contrarii interessi, le armi si posavano per poco tempo, e che perciò importava essere almen sicuro in casa sua. Nè poteva esserlo, essendo ogni terra divisa, e non avendo nerbo di forza permanente da reprimere l’audacia delle parti.