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262 libro quarto, capo primo

acerba rampogna perchè avesse pigliato il marchese di Monferrato sulle terre francesi; il re esortava Tommaso a rendergli prontamente la libertà ed a far buona pace con esso.

Rispose Tommaso con umiltà, mettendo sè e il suo Stato a disposizione del re; ma facendogli presente che a Guglielmo nuli’altro avea domandato che l’eredità de’ suoi avi, di cui era stato spogliato; che l’accordo era seguito, e il marchese era libero, se­condo le intenzioni del re. Se al re spiacesse alcuna condizion dell’accordo, egli non avea difficoltà di cassarla.

Poco sopravvisse Tommaso a questi fortunati suc­cessi, imperocché in maggio del 1282 mancò di vita, lasciando da Guja di Borgogna cinque maschi, tutti ancora bambini. Tommaso iii era il legittimo erede della corona di Savoia, e sebbene il conte Filippo prediligesse tra i nipoti il minor fratello Amedeo, e che questi si procacciasse a tutto potere, anche vivendo lo zio, aderenza ed omaggi di prelati e di baroni, tuttavia non sarebbe forse stato facile di escludere Tommaso se fosse vissuto. Ma l’immaturo suo passaggio privò anche la sua discendenza del trono, sul quale, invece d’un fanciullo mal atto a governare in tempi così pieni di pericoli e di guerre, s’assise Amedeo v, fratello secondogenito di Tom­maso; vedendosi così perla seconda ed ultima volta lo zio succedere alla corona in pregiudizio del nipote.