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capo primo | 261 |
Con tali patti Guglielmo rimesso in libertà potè continuare il suo viaggio per alla volta di Castiglia. Lo accompagnava per le terre di Savoia, a fargli, come allora si diceva, sicurtà del cammino, il vescovo di Belley. Come furono pervenuti cavalcando sul territorio del villaggio delle Scale, che apparteneva agli Spedalieri di Gerusalemme, il vescovo ricercò il marchese che, in quél luogo, fuor del dominio di Savoia, ratificasse il trattato.
Guglielmo rispose che l’approvava e voleva aver buona pace con Tommaso, riservandosi solo il diritto di richiamarsi alla S. Sede d’alcune offese ricevute da persone ecclesiastiche. Continuarono il cammino fino alla porta del castello di Moirenc nelle terre del Delfino viennese. Là Guglielmo tenendosi affatto sicuro, accommiatò il vescovo, ed a sua richiesta protestò di bel nuovo che voleva osservare la pace fatta con Tommaso. Ciò a’13 d’agosto 1280.2
La città di Torino o per desiderio di nuova signoria, o perchè dal duro imperio del Monferrino, resa più agevole, venne quetamente alle mani di Tommaso, che provvide con alcuni statuti agli ufficii di vicario e di giudice, a tenor de’ patti già intesi tra il comune e Tommaso ii, suo padre. Ma il castellano di Cavoretto non avendo voluto dismettergli il castello, Tommaso lo strinse d’assedio. Mentre il principe di Savoia ne aspettava la resa, gli vennero ambasciadori e lettere del re di Francia con