violenza che si usava al Monferrino, o sia perchè le pretensioni di Tommaso fossero sì gagliarde da non potersi, neppure in quella necessità, accettare. La convenzione stipulata il 21 di giugno ordinava: Guglielmo rendesse a Tommaso la città di Torino colla casa forte che v’avea edificata, e colla bastia del ponte di Po, Collegno e Grugliasco; salva in quanto a Collegno la riserva di far valere le sue ragioni in via giuridica, come farebbe pure rispetto a Druent. Promise ancora Guglielmo di non impedire a Tommaso la signoria di Cavoretto, Montosolo ed Alpignano, nè degli altri luoghi posseduti dai Torinesi. Si riservò la facoltà di difendere i comuni di Milano, Como, Pavia, Cremona, Novara, Vercelli, Tortona, Alessandria, Acqui, Ivrea e Casale, coi quali avea confederazione, nel caso che venissero da Tommaso assaliti. Del rimanente giurò sotto fortissime pene, per cui diè cauzione ed ostaggi, che non darebbe danno a Tommaso, nè al vescovo di Valenza, nelle cui terre era stato preso. Finalmente promise la restituzione di seimila lire viennesi, che dichiarò d’aver avute in prestito dal principe di Savoia; il quale prèstito è negalo dagli scrittori monferrini,1 che lo dicono immaginalo al solo line di dar causa ad una obbligazione di pari somma. Se ciò fosse, Tommaso, usando poco moderatamente la sua fortuna, avrebbe fatto pagar al marchese le spese delle genti assoldale per farlo prigione.