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capo sesto | 249 |
Parea che giunto in Asti Tommaso, altro da far non s’avesse, salvo eseguir il trattato poco prima conchiuso, e porlo in libertà. Ma il gran danno che pativano gli Astigiani affranti nel commercio onde traevan vita e potenza, il gran sospetto che avevano che i patti conchiusi non fossero dagli altieri e sdegnosi fratelli loro sinceramente attenuti, li fecero moltiplicare in domande di nuove cautele, e però sul finire di maggio stabilivasi con patti più rigorosi:
Jacopo del Carretto desse in ostaggio il figliuolo con due castelli.
Tommaso, i due primogeniti e venti de’ principali del suo Stato: consegnasse al comune le lettere che gli ambasciatori del re e della regina di Francia avean portate per la restituzione delle persone e degli averi degli Astigiani presi oltremonte. Facesse rivocar la domanda di diecimila lire mossa dalla regina al comune.
Un cardinale legato, e spezialmente Ottobono Fieschi, dovesse recarsi in Francia ed ovunque fosse mestieri per la liberazione degli Astigiani. Ugo, duca di Borgogna (che era venuto in Asti per sollecitar le conclusioni di quel trattato), promettesse con sue lettere di procurarla a pena di 10m. lire tornesi, e di stare in ostaggio a Lione finché avesse adempiute le sue promesse; e Tommaso, tostochè avesse ricuperato la libertà, si recasse quando fosse necessario pel medesimo fine in Francia, e facesse in modo