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248 | libro terzo |
e di render le robe e le mercanzie tostochè il conte Tommaso sarebbe messo in libertà, vale a dire, si troverebbe fuori delle forze degli Astigiani nel suo Stato, alla sinistra del Po. Intanto dell’osservanza di questo patto darebbe pegno al comune i castelli di Carmagnola e di Mercurolio: e due altri castelli col proprio figliuolo in ostaggio, darebbe il marchese del Carretto. Seguita la liberazione, ed avute le lettere di cui sopra, i castelli e l’ostaggio sarebbero restituiti, ed il comune terrebbe invece in piena proprietà Caramagna e Sommariva del Bosco. Questi nuovi patti hanno la data del 14 di febbraio.
Pochi giorni dopo i Torinesi fecero comparire l’illustre lor prigioniero innanzi al maggior consiglio del comune. Là messo in mezzo agli ambasciatori d’Asti, e considerandosi già per l’efficacia delle cessioni che dovea fare fuor delle forze de’ Torinesi, Tommaso rinunziò ogni sua ragione su Torino, Collegno, Montosolo e Cavoretto. La cessione di quest’ultima terra era una giunta che i Torinesi avean fatta agli accordi da noi già narrati. Promise similmente l’infelice principe l’ammenda di tutti i danni dati da’ suoi fratelli ai Torinesi, e quindi fu condotto in Asti, dove ebbe la città per cortese prigione.
L’imperatore cassò poi quelle rinunzie non liberamente fatte, e fatte senza il suo consenso, indispensabile per trattarsi di feudi dell’impero; e i fratelli di Tommaso non v’ebbero nissun riguardo.