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capo sesto | 241 |
Gli usciti di Torino e di Moncalieri potessero tor narvi a ripigliar il possesso de’ loro beni. Se non volesser tornare, o il conte non volesse lasciarli tornare, fosse il medesimo tenuto a comprarne i beni a prezzo di stima.
Gli Astigiani dal loro canto non potessero acqui star nuova terra alla sinistra del Po, nè edificar nuovi castelli, o ville, o fortezze verso lo Stato di Savoia e di Saluzzo. Il conte procurerebbe la pronta liberazione delle persone, la restituzione degli averi degli Astigiani e dei Torinesi ditenuti in Francia ed in altre parti oltre l’Alpi; e la restituzione delle merci colà staggite agli uomini di Cuneo. Il comune d’Asti farebbe pace coi marchesi di Monfer rato e di Saluzzo, col conte Emmanuele di Biandrate e cogli altri fautori di Tommaso.
Questo fu il primo accordo giurato da Jacopo Zasio, podestà d’Asti, e da Jacopo del Carretto, e confermato alcuni giorni dopo dal Fieschi. Allora aperse il comune le trattative con Torino per farsi dar nelle mani il principe che tenean prigione. Nel febbraio 1257 stava per eseguirsi la consegna, quando gli Astigiani domandarono nuovi patti e nuove sicurtà. Il conte procaccierebbe agli Astigiani letterepatenti col sigillo pendente del re e della regina di Francia, del papa, dell’eletto di Lione (Filippo fratello di Tommaso), colle quali essi principi farebbero solenne promessa di liberar lutti gli Astigiani sostenuti in carcere,