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capo sesto 243

o bastia. In quanto a Moncalieri, si lasciassero le cose nello stato in cui erano finché piacesse al comune di Pavia. Ma se Tommaso volesse ricominciare guerra co’ Moncalieresi, gli Astigiani avessero facoltà d’aiutarli. Promise ancora il principe che non fa­rebbe nuovo acquisto al di là del Po senza consen­timento degli Astigiani.3

Ma vittima e ludibrio di più crude! fortuna esser dovea Tommaso; cresciuto in potenza dopo la morte del fratello Amedeo iv (1253) per la tutela che gli fu data di Bonifacio suo nipote, e la luogotenenza degli Stati di Savoia in Italia, e ancor più per la tutela che similmente esercitava di Tommaso mar­chese di Saluzzo, con autorità quasi assoluta sopra lo Stato di lui, tanto maggior paura e gelosia ispirava ai liberi comuni. E la paura ne’ popoli non usi a servire è causa più che sufficiente d’odio mortale.

Chi primo ripigliasse le armi non è noto. Forse fu Tommaso, il quale certo è che nel 1255 erasi rinsignorito di Moncalieri, ed avea lega ed amistà coi Cheriesi. Poco tardarono gli Astigiani a giungere col loro esercito in quelle vicinanze. Affrontali dalle genti Cheriesi, capitanate dal marchese Manfredo Lancia, le ruppero, e sul calor della vittoria s’impadronirono di Moncalieri, traendo prigione l’abbate di Susa, gran fautore e principal ministro di Tommaso ii. Ciò accadde in dicembre del 1255. Il principe, udita l’in­fausta nuova, corse in fretta co’ suoi Torinesi per