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234 libro terzo

al capitolo: forse il capitolo era, come il resto della città, diviso in due sette; epperciò l’elezione fu lungo tempo dibattuta e contrastata. Infine riuscì, ma la persona dell’eletto non fu gradita al papa, il quale commise al suo legato di procedere egli stesso all’elezione d’un vescovo. Gregorio da Montelongo nominò a tale dignità Giovanni Arborio, abate di S. Gennaro. Il papa informato di questa elezione a S. Mi­chele di Moriana, ove era pervenuto in sul recarsi a Lione, la confermò e ordinò al clero torinese di ac­cettar l’eletto e d’obbedirgli. Ma il capitolo alte­rato per le violate sue ragioni di nomina, ricusò di obbedire. Rescrisse il pontefice, ammonì, esortò. Il capitolo fu duro. Alla perfine il papa usò rimedii rigorosi, e di sua commissione Artaldo, preposto di Biella, addì 18 di gennaio del 1245, nella chiesa di S. Salvatore di Pianezza, pronunciò colle funebri so­lennità consuete sentenza di scomunica contro al­l’arcidiacono, al preposto ed ai canonici di Torino. Nuove e più severe censure pronunciò poco dopo contro di loro il preposto di Vezzolano. Finalmente rinsavirono, e si persuasero che il richiamare a sè l’elezione di un ufficio di suprema importanza, quando lo spirito di parte malamente ed apertamente, per indubitati segni, imperversando falsa il criterio dell’elezione, è debito d’ogni sovrano e spirituale e temporale. Tuttavia è da notarsi che Giovanni Arborio non fu mai consegrato.