al capitolo: forse il capitolo era, come il resto della città, diviso in due sette; epperciò l’elezione fu lungo tempo dibattuta e contrastata. Infine riuscì, ma la persona dell’eletto non fu gradita al papa, il quale commise al suo legato di procedere egli stesso all’elezione d’un vescovo. Gregorio da Montelongo nominò a tale dignità Giovanni Arborio, abate di S. Gennaro. Il papa informato di questa elezione a S. Michele di Moriana, ove era pervenuto in sul recarsi a Lione, la confermò e ordinò al clero torinese di accettar l’eletto e d’obbedirgli. Ma il capitolo alterato per le violate sue ragioni di nomina, ricusò di obbedire. Rescrisse il pontefice, ammonì, esortò. Il capitolo fu duro. Alla perfine il papa usò rimedii rigorosi, e di sua commissione Artaldo, preposto di Biella, addì 18 di gennaio del 1245, nella chiesa di S. Salvatore di Pianezza, pronunciò colle funebri solennità consuete sentenza di scomunica contro all’arcidiacono, al preposto ed ai canonici di Torino. Nuove e più severe censure pronunciò poco dopo contro di loro il preposto di Vezzolano. Finalmente rinsavirono, e si persuasero che il richiamare a sè l’elezione di un ufficio di suprema importanza, quando lo spirito di parte malamente ed apertamente, per indubitati segni, imperversando falsa il criterio dell’elezione, è debito d’ogni sovrano e spirituale e temporale. Tuttavia è da notarsi che Giovanni Arborio non fu mai consegrato.