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capo quinto 233

nuova elezione: del quale danno e scandalo della cristianità, secondo gli umori, chi incolpava Fede­rigo ii, e chi le dissensioni insorte tra i cardinali. Forse l’una e l’altra causa fu vera. Finalmente riu­scì l’elezione in Sinibaldo Fieschi de’ conti di La­vagna, che si chiamò Innocenzo iv. Questi ebbe voce di fautore di Federigo finche fu cardinale e gli recò i più fieri colpi poiché fu papa, e lo trovò perseve­rante nell’antico sistema di dar buone parole e tristi fatti. Recatosi a questo fine a Lione, vi radunò un concilio generale, nel quale la scomunica e la depo­sizione di Federigo furono approvate e confermate.

A quale delle due parti aderisse allora la città di Torino, non è ben chiaro. Certo è che il papa ebbe pel Piemonte e per la Savoia sicuro ed ono­rato passaggio (1244); e che venendovi poco dopo Enzio re di Sardegna, figliuol naturale dell’impera­tore, non vi trovò resistenza, come non la trovò lo stesso imperatore quando nel 1247, dando voce di recarsi al concilio di Lione per discolparsi, giunse fino a Torino, donde frettoloso retrocedette, avuto l’avviso della ribellione di Parma. Trovò bensì op­posizione nel clero e nel capitolo torinese un atto d’autorità di Gregorio da Montelongo, famoso legato pontificio nell’alta Italia, ed energico summovitore ed amplificatore della lega Lombarda. Era morto nel 1243 Uguccione Gagnola vescovo di Torino. L’elezione del successore apparteneva per antica consuetudine