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capo quinto 231

tal carico, ma con poter di legato imperiale, Gionata de Luco.

E proprio de’ popoli come degli individui il cer­care prima libertà, poi dominio. I Torinesi aveano già acquistato la signoria di Collegno e di Grugliasco, non si sa bene in qual modo, nè quando. Nel 1239, essendo capitano Gionata de Luco, un dei Piossaschi venne a rendersi loro vassallo, sicché eb­bero a loro divozione il castello di Beinasco sulle rive del Sangone. Federigo di Piossasco, a nome anche degli altri consorti, fe’ omaggio di quel ca­stello alla città di Torino, promise di farne pace e guerra contra tutti; e, se così piacesse ai Torinesi, di depositarlo nelle mani di due fidi custodi fino alla pace; di non ricevere in abitator di Beinasco alcun uomo di Collegno, Grugliasco e Torino; di mantener la strada, e di vietarla ai mercatanti che vi volessero passare per cansare la dogana di Torino; di dar ricovero in tempo di guerra ai Torinesi, e di non levar su quelli per merci o bestie pedaggio nè tolta. Promisero infine di non ascriversi a niuna delle sette di Torino, ma di voler sempre appar­tenere al comune.2

Quest’ultima condizione prova che la città di Torino come le altre era già straziata dal furor delle parti; cominciate prima, come sempre accadde, tra gli alberghi de’ nobili e il popolo, travestite poi co’ vocaboli di Ghibellini e Guelfi, nomi che servivano