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214 | libro terzo |
ponte de’ cavalieri del Tempio, e, attraversando il territorio Torinese, due miglia circa al meriggio di Torino, perveniva a Rivoli e Val di Susa.
La sollecitudine de’ Torinesi fu impegnata a costringere i mercatanti a far la via di Torino, e a privar il conte di Savoia dell’utile che i medesimi gli recavano facendo così lungo cammino entro al suo Stato; perocché convien rammentare che a quel tempo non torreggiava un castello che non avesse la sua dogana.
A’ Torinesi aderivano il comune di Testona, i signori di Piossasco, di Bagnolo e di Barge, deboli aiuti. Ma più poderoso sussidio era Pinerolo, la quale si era levata dall’obbedienza del conte di Savoia, e per segno di più stretta amistà e fratellanza co’ Torinesi, era governata dal medesimo podestà, usando anche talvolta due terre amiche, per confondersi in un solo interesse, accomunarsi l’una coll’altra i privilegi di cittadinanza.
Questa appendice Piemontese della lega Lombarda non era ancor forte abbastanza per far lesta al conte di Savoia, ai marchesi di Saluzzo e di Monferrato, agli Astigiani ed ai Cheriesi che seguitavano la parte imperiale. Onde cercarono i Torinesi a trar dalla loro un nemico naturale di Savoia, Andrea, Delfino viennese, il quale, signoreggiando al di qua del Monginevra le valli d’Oulx e della Perosa, aveva interesse e comodità di soccorrerli.