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212 libro terzo

ragione di sperare, dovesse riuscire un buon pastore di popoli, s’andava scoprendo invece per lupo rapace. Sempre inteso a richiamare qualche antica ragione all’imperio, a stringere i nodi della soggezione, cercando obbedienza e non amore, a spogliar chiese, a trovar nuovi dazii e gabelle, uso a stemperarsi in vergognose lascivie, a dar buone parole e tristi fatti, a non attener la data fede, sicché la cele­brità del vocabolo parola di Re cadesse dall’alto suo valore e fosse inferiore a quella di qualsivoglia privato, velando nondimeno tutte queste laidezze con savi parlari, con utili instituzioni, col favor conceduto alle scienze e alle lettere, coll’ordine, che è la sola buona conseguenza del dispotismo suc­cedente ad un reggimento sciolto e trascurato, con tante altre prove di mirabile ingegno e d’alto cuore che lo rendettero agli occhi di meriti, abbagliali da quella vernice lucente, accetto e commendevole, Federigo ii, mescolanza di due opposte nature, spezie di centauro morale, mise, per questi vizi e queste virtù, in sospetto i comuni di Lombardia: onde pia­namente cominciarono a rifar le antiche leghe state così fatali all’avolo suo Barbarossa, ed in ciò eb­bero il favor del pontefice, che ben vedeva quanto s’era ingannato nel formar concetto del suo pupillo la Chiesa Romana, e che prima occultamente, poi apertamente si mostrò nemica all’imperadore, che fu anche più tardi scomunicato e deposto.