ragione di sperare, dovesse riuscire un buon pastore di popoli, s’andava scoprendo invece per lupo rapace. Sempre inteso a richiamare qualche antica ragione all’imperio, a stringere i nodi della soggezione, cercando obbedienza e non amore, a spogliar chiese, a trovar nuovi dazii e gabelle, uso a stemperarsi in vergognose lascivie, a dar buone parole e tristi fatti, a non attener la data fede, sicché la celebrità del vocabolo parola di Re cadesse dall’alto suo valore e fosse inferiore a quella di qualsivoglia privato, velando nondimeno tutte queste laidezze con savi parlari, con utili instituzioni, col favor conceduto alle scienze e alle lettere, coll’ordine, che è la sola buona conseguenza del dispotismo succedente ad un reggimento sciolto e trascurato, con tante altre prove di mirabile ingegno e d’alto cuore che lo rendettero agli occhi di meriti, abbagliali da quella vernice lucente, accetto e commendevole, Federigo ii, mescolanza di due opposte nature, spezie di centauro morale, mise, per questi vizi e queste virtù, in sospetto i comuni di Lombardia: onde pianamente cominciarono a rifar le antiche leghe state così fatali all’avolo suo Barbarossa, ed in ciò ebbero il favor del pontefice, che ben vedeva quanto s’era ingannato nel formar concetto del suo pupillo la Chiesa Romana, e che prima occultamente, poi apertamente si mostrò nemica all’imperadore, che fu anche più tardi scomunicato e deposto.