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capo terzo | 211 |
Torino, Aliprando Fava, a Testona ove si rendette altresì Manfredi iii, marchese di Saluzzo, colla contessa Alasia sua avola, e volendo questo principe strigner lega co’ Torinesi, giurò, secondo l’uso di que’ tempi, la cittadinanza di Torino, promise di comprarvi casa, senza la quale niuno ottenea privilegio di borghese in un comune, essendo lo stabile posseduto la principale malleveria dell’adempimento de’ doveri di cittadino; e poiché si fu renduto loro compatriota, Manfredi iii promise di non muover guerra senza il consentimento del podestà e dei consoli; d’aiutar i Torinesi nella guerra che aveano contro al conte di Moriana ed ai figliuoli di lui (questo era il titolo con cui si chiamarono primamente i conti di Savoia), e di non far tregua nè pace senza averne facoltà dai Torinesi; di non stringere parentado col conte o co’ suoi figliuoli. Il podestà di Torino investì il marchese di Saluzzo di tutte le buone consuetudini (bonis moribus) della città, e promise che il comune l’aiuterebbe nelle guerre che fossero di comune consenso intraprese.1
Molto s’alterò di quell’alleanza d’un suo vassallo con una città sfuggita alla signoria di Savoia il conte Tommaso i; ma contro a’ Torinesi non par che facesse dimostrazione ostile. Si volse bensì ai danni del marchese e, dopo avergli occupate alcune terre, lo costrinse a chieder mercè. Frattanto Federigo ii, che, come allievo e creatura del papa, s’avea