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210 | libro terzo |
volta in basso. Prode di sua persona, carezzatore de’ comuni e dispensatore di libertà, di franchezze, attento ad acciuffar l’occasione, sporto nel volteggiare, egli ristorò la grandezza della famiglia, e nell’Elvezia Romanda, e in Savoia, e nella valle d’Aosta, e in Piemonte. Seguendo le parti di Ottone iv, collegato coi Vercellesi, contro ai marchesi di Saluzzo e di Monferrato, espugnò Casal S. Evasio e lo distrusse, costrinse Saluzzo a chieder pace, ottenne l’omaggio de’ marchesi di Busca, ebbe, per dedizione, Pinerolo, coll’armi Vigone e Carignano. Venuto poi in grazia di Federigo ii, fu suo vicario con supreme facoltà per tutta Italia, governò Albenga e Savona col mezzo d’Amedeo suo figliuolo a nome dell’impero, protesse il Commercio e la libertà di Marsiglia.
Tanta prosperità, tanta grandezza, tanta potenza dovea porre in sospetto i Torinesi che la loro libertà fosse vicina al tramonto; poiché vedeano il principe di Savoia correr vittorioso la provincia, ed a questa ed a quella terra imporre il freno; e non ignoravano quali e non mai abbandonale ragioni egli poteva armare sopra di loro. Attesero perciò con ogni cura a fortificarsi di grosse alleanze, e in ciò li aiutava grandemente Jacopo di Carisio, vescovo di Torino, anch’egli legato o vicario imperiale, uomo che nelle mondane faccende la sapeva assai lunga. In luglio del 1222 recaronsi Jacopo ed il podestà di