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capo terzo 209


Ma quell’alla dignità ne travolse la mente. Consideravansi que’ buoni Cesari germanici li eredi soli­dali, come del titolo, così della potenza e della dittatoria autorità degli Augusti di Roma. Voleano esser padroni non sovrani. Tornando sempre all’as­surdo principio che le ragioni dell’impero fossero imprescrittibili, Ottone iv si provò a ripigliar le terre date dalla celebre contessa Matilda alla S. Sede, turbò il giovane re di Sicilia nel possesso de’ suoi Stati, accennò perfino di voler rompere il famoso concordato per cui s’era dato fine nel 1122 alle lunghe discordie sopra le investiture tra l’imperadorè ed il papa.

Il papa vedendolo fallire così apertamente alle sue giurate promesse ed al debito di giustizia, dopo d’averlo inutilmente ammonito, lo scomunicò e ne procurò la deposizione, dandogli per successore il giovane Federigo ii, del quale avea con paterno amore protetta la fanciullezza, sperandone in con­traccambio affetto ed ubbidienza figliale.

Vinto alla battaglia di Bovines, Ottone iv si ritirò nel castello d’ Hartzbourg, ove morì nel 1218.

Frattanto fin dal 1188 era succeduto ad Um­berto iii il Santo, nei dominii di Savoia Tommaso i suo figliuolo. Non aveva costui gli spiriti riposati e mansueti del padre; ma era invece tanto destro e sollecito ne’ maneggi politici, quanto lo ricercava la fortuna di sua casa, che le traversie del padre aveano