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202 | libro terzo |
giurisdizione che aveano su Piobesi; e 150 lire a Merlo ed Ardizzone di Piossasco, affinchè rinunziassero ad ogni loro diritto sopra Testona.6
Poco durò la pace. I Testonesi erano anch’essi già da lungo tempo ordinati a comune, e portavano con impazienza la signoria del vescovo, stretta forse oltre al dovere, confortala com’era da un castello che dominava la terra e teneva in rispetto gli abitanti. Ma il popolo che non pativa d’essere più indietro che i vicini nelle vie di libertà, contrappose al castello vescovile un’altra fortezza che si chiamò Castelletto, e protetto dai Cheriesi, venne in aperta discordia col suo signore e colla città di Torino.
I Cheriesi dall’altro canto credevano d’aver ragione sul castello e sul distretto di Montosolo posto, come abbiam veduto, al meriggio di Soperga in sul confine dei due territorii di Torino e di Chieri; onde anch’essi ruppero guerra al vescovo ed al comune di Torino. Ciascuna parte guerreggiante ebbe seguilo ed aderenti. Stavano per Torino i signori di Cavoretto e di Revigliasco, e quei conti di Biandrate, una volta così potenti, signori di ampio dominio in Chieri e nel territorio cheriese, poi tanto abbassati coll’abbassata fortuna del Barbarossa.
Parteggiarono pe’ Cheriesi e Testonesi Cavorre e Piossasco. Si fe’ guerra; non come le odierne che procedono grosse, continue, uguali secondo un disegno d’operazioni discusso e concordato in comune; ma secondo l’uso d’allora, guerra saltuaria, di