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196 libro terzo

Asti. Tornovvi cinque anni dopo nel mese di gen­naio onde riformarne il governo ad onore di Dio e dell’imperio, e fu incontrato dai monaci Benedittini di S. Solutore che processionalmente con inni e can­tici lo condussero nella loro chiesa, e lagrimando gli donarono parte delle reliquie de’ santi Solutore, Avventore ed Ottavio e del patriarca S. Benedetto; perlocchè l’imperatore ricevette quel monastero sotto la sua protezione confermandone i privilegi e gli acquisti.2 A spiegar queste lagrime, se non sono un fior di rettorica di chi scrisse il diploma, convien rammentare che pe’ deboli l’imperatore com­pari va come l’universale ristoratore e vendicatore dei torti, e che quindi immenso era il desiderio della sua venuta prima che il conoscessero, come immenso era poi d’ordinario, o l’odio oil disprezzo dopoché l’aveano conosciuto.

Dopo d’aver ordinata la città di Torino a suo talento, Barbarossa con un diploma del 26 di quello stesso mese di gennaio dato ad Occimiano nel Ver­cellese, per crescere smisuratamente le ricchezze e l’autorità di Carlo i, vescovo di Torino, turbò, sconvolse, annichilò tutti i diritti acquistati e le legittime giurisdizioni del conte di Savoia, del co­mune, delle chiese e monasteri dell’ampia sua dio­cesi. Imperciocché se. gli altri imperatori si conten­tavano di confermare alle chiese come ai principi e baroni tutto ciò che legittimamente e quietamente