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capo primo | 189 |
Porcello, Ottone Due, Aimone della Rovere, Arrigo Maltraverso, Jacopo Prando; minori Jacopo Silo, Pietro Faraudo, Uberto Bojamondo, Guglielmo Atello.7
Ma ricominciò nel 1200 a prevalere ne’ consigli del comune il desiderio del podestà, per amore d’indipendenza e per brama di più imparziale giustizia, e non risulta che il consolato risalisse mai più agli antichi onori (8). Ben è vero che il podestà, venendo con poco seguito e senza aderenze, avea ben di rado autorità bastante per mantener quieta la fazione de’ nobili e quella del popolo, che sempre l’una contra l’altra romoreggiavano; e che quando l’una d’esse prevaleva, era costretto a prender parte a tutte quelle vendette di sangue, d’esilii, di confiscazioni che la setta, trasformata in governo, esercitava contra la setta momentaneamente abbattuta. Pure sembrò minor male, e forse fu, che la verga del potere esecutivo fosse in mano d’uno straniero ancor chè debole, perchè quando le forze dei due partiti erano contrappesate, governava con imparzialità, e quando una parte soperchiava l’altra, non esacerbava, anzi rattemprava nell’esecuzione i rigori con cui non mancavano i vincitori di contaminare il loro trionfo: se v’ha trionfo in queste gare anticivili ed antisociali.