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186 libro terzo

i primi; consoli de’ placiti, vale a dir dei giudizi, chiamavansi i secondi. I consoli del comune provvedeano ai giornalieri emergenti del governo, marciavano alla guerra, negoziavano i trattali e le confederazioni. Nè di loro capo il faceano; ma col voto di due consigli; uno stretto o piccolo, chiamato secondo i luoghi di credenza, degli anziani, de’ silenziarii, de’ savi per le minute e quotidiane bisogne; l’altro grande che rappresentava l’intero popolo, per gli affari di più grave momento concer­nenti l’interesse universale, come sarebbero le leggi o gli statuti, il bando de’ cittadini, le paci e le guerre.

Uno dei primi germi del comune abbiam veduto in queste storie consistere nelle giure o gilde, cioè nell’associazione che più deboli d’una medesima condizione faceano onde supplire al difetto di pro­tezione pubblica e difendersi dalle oppressioni dei potenti. La definitiva costituzione dei comuni s’operò, coll’aggregarsi di queste giure d’artefici e di villani, a formare una più vasta associazione che si chiamò il comune, e s’operò coll’efficace aiuto dei secondi militi, cioè de’ nobili di second’ordine, che, stanchi dell’albagia e de’ soprusi de’ grandi baroni o prin­cipi, si posero fin da’ tempi del re Arduino e colla protezione di lui alla testa di questo rivolgimento sociale, e guadagnando sempre terreno nell’opinione pubblica, anche quando aveano la fortuna contraria, pervennero infine al loro intento.