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182 libro terzo

eresie che andavano serpeggiando, inducevano il discredito d’ogni autorità; il che sempre annunzia l’imminenza ed il bisogno d’una crisi sociale.

Pure in mezzo a quella impazienza e concitazione d’animi o sollevati a nuove speranze, o smarriti al pensiero de’ vicini rivolgimenti, l’autorità d’una donna prudente e forte manteneva ordinati se non uniti i contrarii elementi d’uno Stato vicino a sfasciarsi. Ma passata di vita la contessa Adelaide, gli Stati ch’essa avea governati andarono soggetti a molte rivoluzioni; la città d’Asti levò il vessillo dell’indi­pendenza, si resse per consoli e sottrasse così alla signoria di Savoia non solo quel vasto contado, ma eziandio parte di quello di Bredulo che obbediva ai vescovi d’Asti. L’altra parte del contado Bredulense insieme colla contea d’Oirado fu occupata coll’armi da Bonifacio chiamalo del Vasto, marchese di Sa­vona, genero del marchese Pietro, primogenito di Savoia. Della contea di Torino pare che momenta­neamente s’insignorisse Corrado figliuolo dell’impe­ratore Arrigo iv e di Berta di Savoia; che poco dopo per suggestione della celebre contessa Matilde, ri­bellatosi al padre, pigliò titolo di re. Ma non durò in Torino l’autorità di Corrado; poco tardò quella vasta contea a scomporsi in varii brani; da quel disfacimento emersero varii comuni, fra i quali pri­meggiò come doveva quello di Torino, senzachè per quasi quarant’anni appaia indizio che nè Umberto ii