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capo ottavo | 175 |
dall’incontinenza in fuori, avea laudevoli costumi e sufficiente scienza di lettere. Ed a viva voce e per lettera raccomandò S. Pier Damiano la causa della castità sacerdotale al vescovo Cuniberto ed alla contessa Adelaide; nè senza frutto ciò fece. Mentre il clero secolare cadeva in questa laidezza, e s’ostinava nel volerla difendere, fiorivano per bontà di costumi le congregazioni monastiche, e fra le altre quelle di S. Michele della Chiusa e di Fruttuaria; e nelle crudeli discordie che nacquero tra Arrigo iv che volea far mercimonio de’ benefizi ecclesiastici e delle investiture, ed il santo pontefice Gregorio vii, che con tutta la forza della potente sua volontà lo vietava, que’ monaci non solo erano saldissimi nella divozione del papa, ma quanti danari potean raccogliere dai frutti dell’ampie loro possessioni, tanti ne mandavano al papa. E però dal papa con occhio di parzialissimo affetto erano merita mente riguardati.2
Può darsi che il favor pontificio, e la poca stima che ispirava ne’ monaci un vescovo che tollerava nel suo clero il grave disordine di cui abbiam parlato, abbiano spinto la congregazione Chiusina a negare a Cuniberto quegli atti di riverenza e di soggezione, a cui eran tenuti verso di lui. Pretendeva Cuniberto che il monastero di S. Michele fosse eretto in un allodio della chiesa Torinese, il che non si concilierebbe per altro coll’atto di vendita che abbiam