Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
152 | libro secondo |
e come sui ripidissimi dorsi alpini s’incontrino grandi rovine di ciottoli, di macigni, di scheggie così lubricamente l’uno sull’altro sospesi, che il più leggier urto dell’aria basta talvolta a determinarne la caduta. Epperò il trovarsi avvolto fra le nubi, e l’essere spa ventato o percosso da massi cadenti, non era che un fenomeno de’ più consueti nell’Alpi che assurgono a grande altezza, e così del Roccamelone.
Il monaco della Chiusa ci conta come Ugone di Montboissier, detto lo Scucito, ricco gentiluomo di Alvernia, andò con sua moglie Isengarda a Roma a confessarsi de’suoi enormi peccati al sommo pontefice, dal quale gli fu imposto che per mercè dell’anima sua fondasse un monastero in onore di S. Michele arcangelo. Parve ad Ugone che la vetta del monte Pircheriano, che sta a cavaliere di vai di Susa come a guardar l’entrata d’Italia, convenisse a stanza del fortissimo fra i celesti guerrieri, tanto più che S. Giovanni Vincenzo di Ravenna v’avea già intitolata all’arcangelo una cappella venuta in fama di miracolosa, dove egli stesso faceva vita penitente; epperò venne in Avigliana ove il marchese Arduino teneva sua corte, e con ospitali accoglienze ricevuto, lo pregò che gli vendesse quella rupe co’ siti vicini; Arduino inteso l’animo suo, volea fargliene liberal dono; ma poi consentì a riceverne il giusto prezzo, affinchè nessuno de’ suoi successori potesse mai pretendere d’avervi ragione alcuna. E così ebbe cominciamento