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Non è mio proposito d’offendere con molta lode la modestia di Lei, veneratissimo signor Conte. Basti l’aver ricordato il sentimento che mi guida e i pensieri che mi accompagnano in questa pubblica testimonianza d’ossequio. Rimane che l’E.V. faccia, come spero, buon viso alla Storia d’una Città, della quale, son più di tre secoli e mezzo un suo antenato era già scritto Cittadino e Decurione; e mi tenga sempre nel novero de’ suoi più divoti e più obbligati.


Luigi Cibrario.