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capo sesto | 149 |
il re Lotario colla moglie a Torino, Arduino ebbe modo d’ottenere quel precetto. Pochi giorni dopo il re morì, Berengario ascese al trono; e sia che Arduino tardasse a pigliar possesso de’ beni di quel monastero, o che i monaci scorgendolo troppo amico di Berengario non osassero mover richiami, il fatto è che aspettarono a lagnarsi quando Ottone i, fatto prigione Berengario, fu re d’Italia. Ottone porse benigno l’orecchio alle giuste lagnanze de’ monaci, fece ardere in sua presenza il precetto di Lotario, e proibì ad Arduino di molestarli.
Ma Arduino non tenne conto del divieto, e tornato Ottone in Germania, perseverò nella sua usurpazione.
Allora l’abate Belegrimmo scrisse a Giovanni xiii, gli spose il fatto, e lo strinse a provvedere d’efficace rimedio. Notabile per le formole e per lo stile è questa lettera. Il papa è chiamato secondo la rettorica di que’ tempi: fornito decorosamente del lucentissimo apice dell’apostolica dignità; ineffabilmente splendido per chiara prosapia e per luculenta ingenuità; diligentemente instrutto del vasto dogma della sfolgoreggiante e sempiterna sofia, vale a dire, dotto nelle scienze teologiche. Altrove è chiamato col titolo di somma maestà, di clementissimo pastore, di rettore dell’universa Europa. Al marchese Arduino si dà il titolo di lupo rapace sotto mentite spoglie di candido agnello; in altro luogo è chiamato feroce duca (saevus dux), crudele marchese (dirus marchio); e dalle