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capo terzo 129

veleno, l’infelice giovane re Lotario, e non molti giorni dopo Berengario e il suo figliuolo Adalberto erano coronati in Pavia re d’Italia. Poiché in questo tempestoso regno italico, nel quale per la malvagità dei tempi e de’ principi tutto era labile e fugace, si vo­leva in certo modo anticipare sulla successione, e pigliarsi un’arra, ahi quanto fallace, di durazione, sacrando due generazioni ad un tempo, che poi quasi foglia portata dal vento ad un primo sdegno di fortuna si dileguavano.

Infatti, un anno dopo veniva in Italia Ottone i, re di Germania, ed era coronato; e sebbene nel 952 Berengario ottenesse a forza di preghiere l’italico regno, l’ebbe solo a titolo di beneficio, e riconoscendo la superiorità del re germanico.

Dopo quell’oltraggio fatto all’indipendenza d’Italia, Berengario non prosperò. Tutti gli animi si andarono da lui alienando, tanto più ch’ei non seppe il modo di rendersi benevolo il clero. Sceso nel 961 a’ suoi danni il re Ottone, egli avrebbe forse potuto con vantaggio contendere se dismetteva, come ne era istantemente richiesto dai conti, ogni cura del regno ad Adalberto, sul quale si riposavano le comuni spe­ranze. Ed egli fatto l’avrebbe, ma Villa, sua moglie, gonfia di donnesca ambizione, lo dissuase. E però abbandonato da tutti, perdette e regno, e libertà, e morì quattr’anni dopo a Bamberga.

Qui ripiglia la serie dei re stranieri interrotta nel