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capo terzo | 125 |
Corse egli a Pavia, e vi fu senza difficoltà riconosciuto per legittimo re ed obbedito. In gennaio dell’ 899 anche nella città d’Asti già s’intitolavano gli atti in nome suo. Nell’anno medesimo avendo alcuni principi d’Italia, malcontenti di Berengario, chiamato per segreti messaggi ad impadronirsi del regno Ludovico, figliuolo di Bosone e re di Provenza, questi calò per provar sua fortuna co’ suoi Provenzali; ma saputo che Berengario gli si faceva incontro con forze molto maggiori, chiedette umilmente la pace, e giurando solennemente di non tornare mai più in Italia, fu lasciato andare.
Ma poco durarono a Berengario i prosperi successi. Nel 900 scesero per la prima volta in Italia i ferocissimi Ungheri e Madjares, che usciti dalle montagne dove nasce l’Ouralsk presso al mar Nero, abbattendo o ricacciando le genti intermedie, eransi posati nella Pannonia. Berengario incontratili al fiume Brenta, li impaurì per siffatta guisa, che chiedevano in grazia di potersi ritirare alle loro sedi, dando statichi di non più tornare. Ma Berengario ricusò stoltamente tulli i partili, onde gli Ungari, combattendo da disperati, fecero dell’esercito cristiano un miserando macello.
Berengario vinto, parve dispregiévole all’animo incostante e leggiero de’ principi italiani, onde seguendo i consigli d’Alberto, marchese di Toscana, chiamarono in Italia Ludovico, re di Provenza, il