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124 libro secondo

e impadronitosene di viva forza (poiché difendevala Agintruda, vedova di Guido), si fe’ da papa Formoso coronare imperatore. Ma caduto per la sua brutal ferocia in disprezzo degli Italiani, levandoglisi in­ contro da Ogni parte ribellione e tumulti, avendo i Pavesi riempiuto di cadaveri de’ suoi Tedeschi le cloache della città, tornò a passar per Ivrea, donde fuggì impaurito Anscario, e pel Montegiove si restituì a’ suoi dominii.

Appena il barbaro monarca si fu dilungato, Lam­berto racquistò potenza, ed avuto nelle mani Maginfredo che aveva abbandonato i suoi interessi per se­guitar la fazione d’Arnolfo, gli fe’ tagliare il capo. Fu questo a mio parere un errore; e ad ogni modo lo divenne, poiché commise ad Ugo, figliuol dell’ucciso, i comitati che il padre avea posseduti, fra i quali era probabilmente anche quello di Torino, e gli diè tutta la sua grazia, e se ne fece un confidente compagno. Imperocché trovandosi sul principio d’ottobre dell’ 898 l’imperatore Lamberto con quest’Ugo alla caccia nella foresta di Marengo, luogo tanto illustre nell’odierna storia militare, vi perì di morte violenta, o sia che Ugo l’uccidesse d’un colpo di bastone, o sia che il cavallo impennandosi lo gettasse a terra, come dapprincipio fu voce.

La morte di Lamberto ristorò la fortuna del re Berengario, che fino a quel tempo altro non avea fatto che rimettersi in possesso di Verona e del Friuli.