Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
capo terzo | 123 |
associò Lamberto suo figliuolo ancor fanciullo all’imperio,1 dobbiam credere che i figliuoli di Suppone, conte di Torino e marchese, i quali aveano combattuto pel re Berengario loro zio, fossero privati degli onori che aveano nell’Italia settentrionale.
Berengario stando in continuo pericolo per la soverchiante potenza di Guido, ebbe in mal punto il pensiero di chiamar in Italia lo spurio Arnolfo, re di Germania. Venne Arnolfo nell’ 894, non per Berengario ma per sè.
Colle atroci crudeltà usate nella presa di Bergamo atterrì Arnolfo talmente gli animi de’ popoli e dei principi, che quasi tutti corsero a Milano a prestargli obbedienza. Il comitato d’Ivrea era tenuto da Anscario, che si vuol fratello di Guido, chiamato da Liutprando Ansgero. Arnolfo se ne impadroniva verso il principio d’aprile, sebbene fosse la città fornita d’un scelto presidio di Borgognoni, mandatovi da Rodolfo, re di Borgogna. Ripassò poscia Arnolfo le Alpi, e tornò alla sua Germania.
Allora ripigliò forza la parte di Guido, e, benché poco dopo questo re mancasse di vita, pure si mantenne assai bene il suo figliuolo e successore Lamberto. Ma nel settembre dell’ 895 tornò Arnolfo in Italia, spogliò Berengario de’ suoi Stati, e diè il Friuli a Gualfredo, Milano ed altri comitati alla sinistra del Po a Maginfredo. Andò pòscia a Roma,