Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
120 | libro secondo |
generazioni i ducati di Spoleto e di Camerino, e che avea in Francia parentadi ed aderenze, erasi preparata da lunga mano la via ad essere, se fosse stato possibile, re dei Franchi e re d’Italia, e ben conoscendo che dopo Carlomagno la sola Chiesa poteva legittimar agli occhi de’ popoli l’esercizio d’una signoria derivata da occupazione e da conquista, s’era messo in tanta grazia di papa Stefano v, che questi lo chiamava suo figliuol d’adozione.
Intesa pertanto la morte di Carlo il Grosso, Guido non indugiò a recarsi con un esercito in Francia; e frattanto qui in Italia Berengario, duca del Friuli, s’incoronava in Pavia, senza contrasto, re d’Italia; ma non dovea durarla a lungo nel quieto possesso del regno. Guido in Francia non avea potuto fare il menomo progresso, e certificato che i Francesi a tutt’altro pensavano che a farlo re, sollecitò il suo ritorno per veder se almeno gli riuscisse d’afferrar la corona d’Italia. Due battaglie si diedero Guido e Berengario. La prima sul finir di quest’anno medesimo con dubbio evento, sebbene a Berengario rimanesse il campo della battaglia. Nella seconda, grande uccisione si fece delle genti di Berengario, che fu volto in fuga, e che dovette d’allora in poi contentarsi di Verona e del Friuli, dove a mala pena si difendeva dai quasi continui assalti di Guido, e non potea neanche difendersi senza gli aiuti d’Arnolfo imperatore.