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112 libro secondo

poteano più impugnarla, essendo stati quieti per trent’anni, e che essi solo condizionatamente aveano servito per que’ trent’anni sia a Dionisio, sia ad Unnone. Un altro giudizio di un tenor quasi simile aveano avuto a Pavia.

Allora gli scabini interrogarono gli uomini d’Oulx, se nulla aveano ad opporre a quei giudicati, e se essi erano della comunanza di quelli, di cui in detti giudicati si trattava (si de ipsa jura hominum fuissent). Ed essi risposero di sì, e che erano pronti a servire ancora sotto condizione, come i loro antenati avean fatto. E così trovarono gli scabini giusto che si facesse, e però così giudicarono. E fu finita la causa. Segnarono il verbale del giudizio (notitia judicati) i tre scabini Sunifrè, Giovanni ed Ugherardo, e il conte Ratberto, ed il notaio Teutmaro.1

Prima di chiudere quest’argomento, due cose convien notare: prima, che il servizio sub conditione era uno stato di mezzo tra la servitù e la libertà. In fatti quei servi d’Oulx aveano ottenuta da Dionisio la manumissione; e continuavano a servire come censuarii, o liberi condizionati di quelle opere reali e personali che probabilmente eransi nella manumis­sione convenute, o che erano stabilite dalla consue­tudine per uomini di ugual condizione.

La seconda osservazione che mi pare non doversi tralasciare, si è questa: che gli scabini interrogarono gli uomini d’Oulx se essi erano di quella giura (de