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104 libro secondo

nelle cause che si recavano alla sacra udienza del re; ed i messi regali i quali recavansi nei comitati, ossia nelle giudiciarie (vocabolo per ogni verso equivalente) a ricevere ed a definir le appellazioni. Ma non tutti potevano od osavan ciò fare, e i placiti de’ messi regii non erano frequenti; e men frequenti ancora erano i giudizii palatini.

A ciò s’aggiunga che nelle Marche, ossia ne’ con­fini del regno, conveniva tener vivo, e, come ora si direbbe, organizzato un sistema di difesa. Il conte d’un piccolo comitato non avea sufficiente potenza. Convenne pertanto o dar più comitati ad un solo, od attribuir ad un conte più potente superiorità sui comitati vicini. Questi conti, distinti e potenti sopra gli altri, chiamaronsi conti dei confini (marck-graf) o marchesi. Dopo la metà del secolo ix si ordinò questo sistema de’ marchesati. I marchesi ebbero in realtà la medesima preponderanza de’ duchi, e taluno ne ripigliò anche il titolo; e come i duchi agevol­mente di marchesi diventarono re, od occupando il trono antico, o creandosi uno Stato nello Stato, come i re della Borgogna cis e transiurana. Al qual tempo anche l’onore di conte si rese di fatto ereditario, finché assai più tardi il diritto consacrò la felice usurpazione; ma in Francia prima assai che in Italia i comitati si riconobbero ereditarii per legge. In Bor­gogna, dove il titolo di marchese non si vede quasi usalo, niuno, dice Ditmaro, si chiama conte se non