Pagina:Storia di torino v1 cibrario 1846.djvu/110

102 libro secondo


Una parte, anche notabile, della conquista fu bensì riservata al re, ma a questo re si lasciò d’ordinario, dai casi di guerra in fuori, poca o ninna ingerenza nel governo dei ducati. Onde il vero signore del du­cato era il duca. E questo titolo acquistò tanto mag­gior importanza e valore, in quanto che dal ducato si faceva agevolmente passaggio al regno.

Il ducato Longobardo in Italia era ad un tempo e personale e territoriale. Il duca conservava le clien­tele Longobarde che comandava come capo militare, avea cioè sempre a’ suoi ordini una frazione dell’e­sercito nazionale. Aveva inoltre il governo de’ vinti assegnati in dote a ciascun soldato longobardo, dei pochi non ridotti a condizione servile, di quelli che le manumissioni andavano esimendo dal giogo.

Nè solo in Italia avea il titolo di duca acquistato sì gran valore. Pipino, che in qualità di maestro del palazzo dei re poltroni, aveva avuto sempre il vero esercizio della regale podestà, prima di scavalcare i suoi signori, e di chiamarsi re de’ Franchi, s’era chiamato duca de’ Franchi affine di salir per gradi al sommo onore.

Carlomagno, figliuol di Pipino, poiché fu padrone d’una vasta monarchia, volle rimuovere il pericolo che un vasso troppo potente cercasse d’imitare la felice usurpazione di Pipino; onde non solo spogliò della massima parte delle sue prerogative la carica di maire (maggiordomo) del palazzo, stata così