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i pesci de’ fiumi e laghi maggiori. Terminata la mensa, proseguì uno spettacolo composto degli attori medesimi, allusivo alle nozze. I costumi erano allora, come si scorge, ingentiliti e quasi troppo ricercati e rimoti dalla natura. Però si conosce che generalmente doveva essere colta la nobiltà del paese, e sapere la favola e gustare la poesia. La maggior parte di questi personaggi presentò le vivande cantando versi appropriati. Ciò hassi dal Calco. La sposa da Vigevano venne al castello di Abbiategrasso; d’onde sul canale detto Naviglio grande passò a Milano il giorno primo di febbraio del 1489, accompagnata dalla duchessa Bona, dal duca di Bari Lodovico, da don Fernando d’Este e da molti altri signori e matrone della più illustre nascita, e dagli oratori di quasi tutt’i principi d’Italia. Il giorno 2 febbraio uscirono gli sposi dal castello in abito bianco; ed alle staffe eranvi il conte Giovanni Borromeo e Gianfrancesco Pallavicino, primari vassalli. Lodovico il Moro cavalcava in seguito alla testa dei principali ministri. Le vie erano tutte coperte dal castello al Duomo di parati magnifici. Così celebraronsi le nozze del sesto duca Giovanni Galeazzo Sforza. Queste nozze ci fanno dubitare che allora forse Lodovico non avesse in mente il progetto di usurparsi il ducato di Milano.

Lodovico reggeva lo Stato come governatore a nome del duca, e nelle monete eravi da una parte l’immagine del duca: Johannes Galeaz Maria Sfortia Vicecomes Dux Mediolani Sextus, e dall’altra l’immagine di Lodovico colla leggenda: Ludovico Patruo gubernante. Ma questo governatore sotto varii pretesti rimosse dalle fortezze i castellani affezionati del duca, e sostituì uomini interamente dipendenti da esso Lodovico. (1491) Poi pensò ad ammogliarsi; e l’anno 1491,